«Se mi avete preso, vuol dire che qualcuno mi ha tradito. Ma la pagherà cara, perché sono protetto da una grande famiglia», ringhia Albert Bergamelli, capo dei marsigliesi, il viso livido, stravolto dalla rabbia, quando la sera del 29 marzo 1976 arriva in stato d’arresto al secondo piano della questura romana. I cronisti presenti annotano distrattamente la frase senza neppure presagire, ma il prigioniero ne è consapevole, che stanno assistendo all’inizio dell’irreversibile declino di uno dei più grossi criminali del dopoguerra, la cui fase ascendente era trascorsa dall’esperienza del riformatorio ai grandi interessi internazionali, coperti dall’ombrello della massoneria deviata….continua a leggere qui
Da Albert «bocca piena» alla P2
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Pubblicato su Notte Criminale
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